Continua in sede europea l'iter del regolamento relativo alla sicurezza dei prodotti che contiene anche l'obbligo di indicazione d'origine. Lo scorso 29 maggio si è svolta l'audizione della Commissione per il Mercato Interno e la Tutela del Consumatore (IMCO) al Parlamento Europeo a Bruxelles, alla quale hanno partecipato, su invito del Presidente della Commissione Malcolm Harbour (ECR), anche i rappresentanti di Assocalzaturifici, il presidente Cleto Sagripanti e il direttore generale Fabio Aromatici. Continua quindi il processo di discussione e di confronto sul testo del regolamento sulla sicurezza dei prodotti destinati ai consumatori, di cui è relatrice l'europarlamentare danese, Christel Schaldemose (S&D), contraria però all'introduzione dell'art. 7 sull'obbligatorietà dell'indicazione di origine. Il voto della Commissione Europea sulla proposta di regolamento è in programma per il prossimo 17 ottobre. "In questi mesi si gioca una partita decisiva afferma Cleto Sagripanti presidente di Assocalzaturifici e siamo sicuri che le discussioni e il confronto faranno emergere l'importanza strategica di una misura fondamentale per difendere la nostra manifattura e tutelare il consumatore. Non possiamo perdere questo treno e continueremo con tutte le nostre energie il pressing sul Governo perché appoggi questa battaglia, che ci vede schierati a fianco di tutti i nostri europarlamentari, di qualsiasi provenienza politica: un segno che non si tratta di una battaglia di facciata o ideologica, ma di un punto sul quale convergono gli interessi di tutte le nostre aziende e di tutti i consumatori". L'art. 7 prevede, in particolare, per i fabbricanti e gli importatori l'obbligo di apporre sui prodotti, sull'imballaggio o su un documento di accompagnamento un'indicazione del paese d'origine. L'etichettatura obbligatoria entrerebbe quindi nella legislazione comunitaria attraverso l'approvazione del pacchetto legislativo sulla sicurezza dei prodotti destinati ai consumatori e la vigilanza del mercato. Il dibattito coinvolge i principali stake-holder: all'audizione hanno partecipato, oltre ad Assocalzaturifici, le organizzazioni europee interessate al regolamento e diversi parlamentari delle commissioni che lavorano al testo, tra cui Sergio Cofferati (S&D), Raffaele Baldassarre (PPE), che supportano questa battaglia sostenendo la necessità di rafforzare il controllo sulle filiere produttive, in particolare a fronte di tragedie come quella del Rana Plaza a Dhaka in Bangladesh, che denunciano situazioni di lavoro gravissime, e di persistenti condizioni di dumping economico, logiche di sfruttamento del lavoro minorile e degrado socio-ambientale, che costituiscono di per se stesse la leva competitiva di molti sistemi industriali rispetto a quello europeo. L'etichetta di origine rappresenta quindi uno strumento di trasparenza politica con cui garantire una corretta informazione al consumatore europeo, rendendo inoltre l'area Ue in una posizione equamente competitiva rispetto ai grandi player internazionali come USA, Cina e Giappone, che applicano da tempo l'obbligo di indicazione di origine sui prodotti di consumo. Analogo importante contributo a favore è stato dato dall'industria europea del mobile, con cui, a livello nazionale, Assocalzaturifici è da sempre allineata. "Rimane inconcepibile la posizione contraria all'indicazione di origine obbligatoria da parte dell'ente in rappresentanza dei consumatori europei, BEUC - prosegue il presidente Sagripanti - che continua strumentalmente ad esprimersi contro l'art. 7, una norma che ha invece l'obiettivo di migliorare la trasparenza dei prodotti nei confronti del consumatore, senza aggravi sostanziali di costi per imprese e clientela. Analoga la posizione di EuroCommerce, l'organizzazione che rappresenta retailer e distributori a livello europeo, che non ha addotto particolari ragioni se non quella dei costi per le aziende. Business Europe, federazione che raccoglie le associazioni degli imprenditori europei, mantiene una posizione di standby, laddove la maggioranza dei suoi membri non ha una posizione favorevole, appartenendo a quei Paesi che, con l'eccezione della Germania, da tempo non hanno più una filiera produttiva nazionale forte: Regno Unito, Danimarca, Svezia, Belgio, Olanda, Repubblica Ceca". Il dibattito sarà quindi assolutamente acceso fino a ottobre. Assocalzaturifici ha seguito in prima linea dall'inizio tutta la vicenda, facendo pressioni per sbloccare la situazione in sede di Commissione Europea, soprattutto dopo che il Parlamento Europeo aveva già espresso parere ampiamente positivo. Infatti dopo lo stralcio della proposta di un Regolamento Europeo di etichettatura di origine obbligatoria per i prodotti importati nella UE dai Paesi Terzi dall'agenda legislativa della Commissione (avvenuto nell'ottobre 2012 su decisione del Commissario Europeo al Commercio Estero, Karel De Gucht, per presunta incompatibilità con il quadro normativo del WTO sulle barriere tariffarie), il dossier è stato reintrodotto su un'altra base giuridica dall'On Antonio Tajani, Commissario Europeo all'Industria, all'interno del pacchetto legislativo sulla sicurezza dei prodotti al consumo e la vigilanza del mercato interno nel febbraio 2013. "La nostra Associazione continuerà nei prossimi mesi a monitorare e a fare lobby con azioni forti insieme a Confindustria e alla sua rappresentanza a Bruxelles sul Governo Italiano, sulle rappresentanze degli altri Paesi Europei e all'Europarlamento conclude il presidente Sagripanti. Stiamo studiando strategie di comunicazione forti, da condividere con altre associazioni di categoria, e proporremo momenti di discussione di grande visibilità, ad esempio in occasione di theMICAM a Milano il prossimo settembre. Siamo consapevoli che il cammino è difficile e che attualmente chi difende in Europa la trasparenza e la sicurezza del consumatore si trova in minoranza. Andremo avanti con realismo fino a trasformare il dossier in un vero e proprio caso politico, laddove non fosse approvato in questo pacchetto legislativo".
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